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Raffaele Pittella, studiando le carte raccolte da Prospero Rondinelli Troyli tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, ha inteso porre l'accento su come anche gli archivi, opportunamente rimaneggiati e manipolati, possano trasformarsi in uno strumento efficace di pedagogia politica e di ricerca del consenso. Tutto infatti sembra essere l'archivio Rondinelli all'infuori di un prodotto neutro, spontaneo, imparziale. E tutto mostra di essere Prospero Rondinelli meno che un semplice culture dell'antico. Prosepro Rondinelli è innanzitutto un architetto della memoria il quale costruisce sapientemente il suo archivio, carta dopo carta, cimelio dopo cimelio, nella convinzione che anche le memorie locali possano concorrere ad avvallare quell'idea del Risorgimento come processo inevitabile, fisiologico e naturale di rigenerazione del popolo italiano.